L’antica città di Eraclea Minoa si estende su un bianco promontorio proteso verso un incantevole paesaggio marino. Le origini di Minoa affondano nel mito antichissimo della spedizione di Minosse in Sicilia sulle tracce di Dedalo, l’architetto del labirinto, fuggito in volo con ali di cera insieme al figlio Icaro. Diodoro racconta la tragica fine del  re cretese per mano di Kokalos signore dei Sicani, presso cui Dedalo si era rifugiato. I compagni di Minosse, in fuga, avrebbero fondato la città di Minoa.

Il mito allude ai frequenti contatti di tipo culturale e commerciale tra Oriente ed Occidente attestati archeologicamente durante il periodo miceneo. Il nome di Eraclea, invece, secondo la testimonianza di Erodoto, fu imposto in onore di Eracle da Eurileonte, unico superstite della spedizione dello spartano Dorieo in Sicilia,  alla fine del VI secolo a.C.

Fondata dai Selinuntini nel VI secolo, la città entrò presto nella sfera di influenza di Akragas. Dopo l’invasione cartaginese del 409-406 a.C.  Eraclea cadde sotto il controllo punico. Con l’avvento dei Romani la città, ricolonizzata da Publio Rupilio nel 132 a.C ., fu coinvolta nelle guerre servili. Dal I secolo a.C. l’archeologia registra un lungo abbandono e una nuova frequentazione soltanto nel V-VI secolo d.C. con la costruzione di una basilica funeraria.

La città era protetta da una imponente cinta muraria, lunga circa 6 km, che abbraccia l’intera estensione dell’altopiano. Gli scavi, iniziati negli anni ’50 del secolo scorso, hanno messo in luce, oltre alle mura, il teatro, la necropoli ed un ampio settore dell’abitato, del quale sono visibili abitazioni risalenti a due diverse fasi costruttive, la più antica del IV-III secolo a.C., la più recente del II-I secolo a.C. La necropoli, fuori dalle mura, ha restituito testimonianze tra il VI ed il IV secolo a.C.

Appoggiato al pendio di un poggio e rivolto verso il mare, il teatro è databile al IV secolo a.C. Sul terrazzo sommitale sono visibili i resti di un santuario, dedicato ad una divinità femminile. La cavea è costruita in conci di marna, mentre l’ambulacro attorno all’orchestra è ricavato nella roccia. La gradinata è divisa in nove settori da scalette, che consentivano lo spostamento degli spettatori. Un ambulacro separava la prima fila di sedili con braccioli e schienale destinati alle autorità (proedria). Attorno all’orchestra, dove si esibiva il coro, è visibile il canale di scolo delle acque, detto euripo.

È probabile che l’edificio scenico, che non si è conservato, fosse di legno, come farebbero pensare anche alcuni indizi trovati dagli archeologi.

L’area della scena fu occupata da strutture abitative nel corso del II secolo a.C., quando il teatro, probabilmente, fu dismesso.

Il teatro, per la sua posizione nei pressi del mare e in un luogo battuto dal vento, è soggetto ad un grave processo di degrado, cui si è cercato di ovviare con la realizzazione di una copertura provvisoria.

All’ingresso dell’area archeologica un piccolo Antiquarium custodisce una selezione significativa di reperti, ceramica figurata, statuette di terracotta e suppellettili, che raccontano la storia della città.

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