Un percorso sensoriale al Caos tra memoria, cultura, tradizioni, eredità immateriali
Chi l’ha detto che la Letteratura non possa avere un suo profumo?
Può coinvolgere più sensi: la vista, è ovvio, e l’udito; perfino il gusto con i menù letterari, che rievocano tra vini e piatti succulenti i brani tratti dalle opere degli Autori più noti di un territorio.
Il tatto può essere esteso a tante esperienze anche nei luoghi legati agli scrittori o alle pagine dei romanzi. Ma l’esperienza principe rimane quella della copertina, delle pagine sfogliate, impregnate dal gradevole odore della carta stampata.
Ma qual è il profumo della Cultura?
A chiederselo per mesi è stato il siciliano Stefano Alderuccio, fondatore di “Via Dei Mille-Sicilia” e creatore di profumi artistici. Guai a chiamarli soltanto “profumi”.
Sono, invece, fragranze per appassionati, che raccontano una storia, che sono frutto della ricerca di sensazioni uniche, di emozioni, ricordi.
Stefano, che vive da oltre vent’anni lontano dall’Isola, nel luglio del 2019, torna nella sua Noto. E da Noto riparte, percorre chilometri nel centro della Sicilia, attraversando terre bruciate dal sole, raggiungendo paesini arroccati e semi-deserti.
Cinquanta gradi all’ombra, afa, desolazione, il silenzio rotto soltanto dai suoni della natura: il vento tra le sterpaglie, il frinire dei grilli, il fruscio delle lucertole sui muretti a secco.
Va avanti, fino alla meta: Caos, lì dove Luigi Pirandello cadde come una lucciola in una notte di giugno.
Davanti ai suoi occhi il mare Africano e un altopiano di argille azzurre.
A poco a poco riemergono i ricordi: una gita scolastica, e poi una visita alla Casa Natale, da adolescente, assieme alla famiglia.
Ricordi vivi e struggenti, di quel luogo su cui lo Scrittore lasciò le sue prime impronte; quel luogo che col suo nome e i suoi contrasti, s’impresse come un marchio a fuoco nella personalità del drammaturgo, nel suo pensiero, nei romanzi, nelle novelle, nel teatro.
Caos è tappa della Strada degli Scrittori, la strada che si snoda da Caltanissetta ad Agrigento, dove s’incontrano i luoghi natii, amati, descritti da alcuni dei più grandi Autori del Novecento: da Leonardo Sciascia a Giuseppe Tomasi di Lampedusa, da Pier Maria Rosso di San Secondo a Antonio Russello, ma anche dal più contemporaneo, Andrea Camilleri.
Stefano Alderuccio torna a Grasse, dove vive da alcuni anni. Nella patria della profumeria francese prova e riprova, annusa, tra le essenze della distilleria con l’aiuto prezioso del master perfumer Jacques Chabert.
Nasce così Dolce Kaos.
– Perché dolce?
«La dolcezza è rimedio al disordine. Il mondo non ne è privo. Persino gli animali, si sa, l’avvertono» afferma Alderuccio
– Com’è nato questo profumo, quali legami con la contrada Caos e con Pirandello?
«La nostra cultura, già qualche secolo fa, ha deciso con disinvoltura di mettere al bando l’olfatto dal panorama dei sensi ritenuti essenziali – sostiene Alderuccio-. La vista, il gusto, l’udito, il tatto sembrano imprescindibili alla nostra società, ma l’olfatto, al di là del mondo patinato della moda, sembra invece una facoltà secondaria.
Eppure, senza l’olfatto, senza questa capacità del nostro cervello di sintetizzare in una sensazione percettibile attraverso il naso l’interazione di migliaia di molecole odoranti presenti in un’unica sostanza, l’umanità non avrebbe potuto sopravvivere.
Fu durante il ritorno da uno dei miei viaggi a Noto per rendere visita a mia madre, affetta da Alzheimer. Ricordo ancora dov’ero, con la testa stanca, poggiata al grande vetro della finestra di un autobus che mi portava all’aeroporto di Catania. Mi venne di pensare a questo, di fronte alla situazione caotica che è quella di un essere umano che inizia a soffrire di una malattia inguaribile, di fronte al caos che si apre ad una famiglia che deve affrontare una tale situazione, di fronte al caos del sistema sanitario, e pensando al caos che io stesso avevo attraversato anni addietro, mi dissi proprio questo: come sarebbe bello se, a volte, il caos, questo caos, in cui siamo tutti inevitabilmente immersi, potesse essere, anche brevemente, per un lampo, ma con sicura certezza, un dolce caos.
E la mente, non so perché, mi corse dritta a Pirandello, di cui conoscevo la vita difficile e quella sua frase che dice: io sono figlio del caos. E allora pensai com’era strano che uno scrittore, che tutta la vita non aveva fatto altro che scrivere sul caos dell’animo, di quello umano, fosse nato in un angolo della terra che si chiamava proprio caos. E io, in questo posto, mi ricordai, c’ero stato, c’ero stato da giovane a Caos, un posto solitario, ai margini, del mondo, e al centro di tutto, un posto arido, spaccato dal sole, estremo, che il mare, dai bagliori magici, veniva quotidianamente a mitigare. Mi dissi che di quest’utopia, astratta, reale, ostile, sublime, dura, incorporea, evidente e indistinta, terra e mare, avremmo potuto almeno immaginarne il profumo».
Caos è una contrada nei pressi di Agrigento, dolce e assolata, deserta e viva, terrestre e marina, intensa e allo stesso tempo evanescente.
«È un paesaggio mediterraneo di struggente dolcezza, dove convivono luce e lutto, Kosmos e Kaos, fuoco e acqua, immobilismo e continuo divenire – spiega Alderuccio – . Ma Kaos è anche uno spazio metafisico, ancestrale, irriducibile, che abita l’animo di ogni siciliano».
La collezione Kaos, secondo Alderuccio, interpreta olfattivamente questo territorio astratto e reale, ostile e sublime dell’isola, questa caratteristica unica del carattere siciliano in cui si incontrano tutti gli opposti, eterni contrasti e paradossi che nutrono la realtà e l’immaginario siciliani ispirando la letteratura, il cinema e l’arte.
La memoria corre, quindi, al film Kaos di Paolo e Vittorio Taviani, che ha co-ispirato la nascita del profumo, l’ultima creazione di “Via Dei Mille-Sicilia”.
«I due registi stavano pensando a un’opera sulla Sicilia. Percorrendo l’isola in cerca del soggetto per il loro film, una sera, sul comodino di una camera d’albergo, scoprirono le “Novelle per un anno” di Luigi Pirandello. Nacque così Kaos.»
– Perché Via Dei Mille?
«In Via dei Mille, a Noto, c’era la distilleria di nonno Salvatore Scorsonelli. Non aveva neanche la quinta elementare e aveva fatto tanti mestieri.
Erano gli anni Cinquanta ed era impegnato sempre in tanti progetti. Aveva intuito che il profumo delle piante di gelsomino, agrumi e mandorli che aveva nell’orto potevano trasformarsi in essenze floreali uniche. Così creò la sua distilleria, raccolse i fiori, estrasse le preziose essenze, apprezzate anche in Francia.
Poi però, per qualche motivo, la distilleria venne abbandonata: con mio fratello Gianluca giocavamo da bambini in quei luoghi ormai svuotati che ancora profumavano di quelle essenze».
Nel 2011, Stefano si mette sulle tracce del nonno e della sua antica attività. Scopre la realtà delle gelsominaie siciliane, circa tremila nei primi del Novecento, che con le loro mani più delicate di quelle degli uomini lavorano nei campi dalle due di notte fino all’alba, perché con la luce del sole i fiori potevano sciuparsi. Scopre anche che per quasi tre secoli, fino alla seconda metà del ‘900, la Sicilia ha prodotto essenze estratte da frutti, fiori e piante locali destinate all’industria francese dei profumi. E che esistono ancora delle distillerie: Simone Gatto, ad esempio, è un’azienda familiare che produce oli essenziali e succhi di agrumi dal 1926.
Partendo da Via dei Mille, a Noto, Stefano Alderuccio è arrivato a Grasse, a Parigi, a Firenze, e poi di nuovo in Sicilia, alla ricerca dei migliori artigiani e delle migliori materie prime con una sola idea: far rivivere i profumi del nonno.
E, ora, anche di Luigi Pirandello.
Giornalista