Ad Aragona la Pasqua a tavola è la più democratica che ci sia. In questo comune del Distretto Turistico della Valle dei Templi, la tradizione è rispettata solo se in casa si cucina il “tagano”. Il nome di questo piatto significa “tegame” perché nel tegame di terracotta avviene la cottura. Per prepararlo servono 40 uova.
Aragona è terra di zolfare, della miniera Taccia Caci ch’era di proprietà della famiglia di Luigi Pirandello, il paese dei carusi, la cui vita ispirò “Ciaula scopre la luna”. È anche il paese dei Principi Naselli, discendenti dai sovrani Longobardi, come testimonia l’imponente palazzo che domina la piazza principale. Paese anche di cultura contadina, Aragona ritrova il suo senso di comunità proprio nel valore identitario che viene attribuito a questa pietanza.
La tradizione del tagano rimane nei secoli un momento di unione familiare.
Per sapere quanti tagani vengono preparati il sabato di Pasqua basta contare le famiglie aragonesi, perché ogni famiglia ne prepara almeno uno.
Per la preparazione gli ingredienti sono: pasta, pecorino grattugiato, primo sale o tuma a fette, uova, pangrattato, prezzemolo, zafferano, cannella, sale, pepe nero. Per ogni chilo di pasta vengono utilizzate circa 40 uova. Si cuoce prima la pasta e si fa un composto con le uova, il pecorino grattugiato, sale, pepe, zafferano, cannella e tanto prezzemolo battuto. Si adagia sul fondo del tegame il primo strato di tuma a fette, sopra si mette uno strato di pasta precedentemente immersa nel composto di uova sbattute e lo si ricopre con la tuma a fette e così via fino a riempire il tegame. Per l’ultimo strato al composto di uova viene aggiunto del pangrattato per renderlo più denso ed ottenere una crosta spessa. Viene cotto in forno da 2 a 4 ore a 240 gradi, a seconda della dimensione.
Una particolarità: il tagano si conserva per più giorni, almeno fino a Pasquetta. Lo preparano anche nei panifici che lo sfornano già diversi giorni prima della Pasqua
(foto 1 e 2 di Peppe Cumbo; foto 3 di Rosario Pendolino, Terra Dunci)