Il Castello di Pietrarossa è una fortezza dell’XI secolo che sorge a ridosso della Chiesa di Santa Maria degli Angeli, nel vecchio quartiere arabo.
Rimangono i ruderi di alcune torri in pietra rossa e del ponte.
Per quanto riguarda le sue origini, si ritiene che possa essere stato costruito dai bizantini tra il ‘750 e l’800, mentre per altri potrebbe essere una struttura eretta dai Romani o di epoca greca; non manca l’ipotesi che fosse un possedimento saraceno, dato che recenti testimonianze confermerebbero che comprendeva, oltre alle mura, ai camminamenti, alle torri, anche giardini e coltivazioni, elementi tipici delle costruzioni arabe.
L’origine araba sarebbe la più accreditata e spiegherebbe l’origine del toponimo di Caltanissetta, derivante dall’arabo Qal’at‐an‐nisah, che significa ‘castello delle donne’.
Il castello fu protagonista di vari avvenimenti sotto il dominio angioino, in particolare della resistenza da parte di Nicolò Maletta contro le armate angioine condotte da Guglielmo d’Estendard, finché, tradito dai suoi, fu costretto a cedere il castello al francese, finendo poi impiccato.
Solo sotto il dominio degli Aragonesi il castello divenne veramente un luogo di grande importanza, infatti, fu scelto come sede dei tre Parlamenti generali di Sicilia negli anni 1295, 1361 e 1368.
A partire dal 1407, quando il castello passò in proprietà alla famiglia Moncada, una nobile famiglia siciliana di origine catalana, stabilitasi in Sicilia nel XIII secolo, la struttura iniziò a perdere prestigio, tanto ad essere adibito alle sole funzioni militari e, sul finire dello stesso secolo, i sotterranei del castello vennero addirittura adibiti a carceri.
Nella notte del 27 febbraio 1567, a causa della fragilità della roccia su cui era stata costruita, gran parte della fortezza crollò. Rimasero in piedi solo alcuni terrapieni, due torrioni ed una sottile torretta di guardia che crollò nei primi anni del 1900.
La stessa famiglia Moncada diede l’ordine di prelevare il materiale crollato per costruire nuovi edifici della città e, in seguito a questo progressivo smantellamento, nel 1600 fu trovato il cadavere di Adelasia, nipote di Ruggero I d’Altavilla, cinta da una corona di rame che ne indicava il nome e la famiglia.
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